Lucy 12 – L’ Allenamento

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Lucy 12 – L’ Allenamento

Era ormai qualche tempo che, per ragioni di lavoro, non avevo avuto l’occasione di giocare né con Marco né con altri amici occasionali. Lucy si accontentava, per così dire, di giochi solitari con uno dei fidi amici sintetici contenuti nella “Scatola delle Meraviglie” che custodisco gelosamente nell’archivio del mio ufficio. Un po’ per consolazione, un po’ per mantenere i muscoli del mio sfintere allenati, durante la pausa pranzo fissavo un pene con ventosa a un armadietto e, dopo averlo cosparso di lubrificante, mi ci sedevo sopra ricevendolo fino alla base nei miei intestini, mentre il monitor del pc mi rimandava le immagini di un video porno.
La stupenda bionda sullo schermo si lasciava devastare l’ano dal suo amante, mentre omaggiava con la bocca un secondo maschio; allo stesso modo io, trasformata in Lucy da un costume da bagno intero e una parrucca rossa, mi sodomizzavo furiosamente mentre succhiavo un secondo fallo di gomma.
Un urlo dalle casse dello schermo mi annunciava che la coppia di maschi del video aveva deciso di alzare ancora l’asticella del proibito nei loro giochi: quello che veniva succhiato aveva raggiunto l’amico nel culo della bionda, che urlava il suo dolore, vero o recitato che fosse, per il doppio sfondamento anale a cui veniva sottoposta.
Lucy non poteva restare insensibile a quelle immagini. Con la fantasia era al posto di quella modella, e i due maschi le dilatavano impietosamente l’ano, entrando in due in quel buco che, secondo i piani della Natura, non dovrebbe accoglierne neppure uno.
Chissà se sarebbe mai riuscita a compiere quelle performance estreme con i suoi amanti, e chissà come sarebbe stato sentirsi presa a sandwich da due uomini, due sessi che si litigano il suo culetto, che lo riempiono di sperma…
Provai a spingere un indice nel buco già occupato dal fallo di gomma, ma senza riuscirci. Allora mi sollevai facendo uscire il dildo da me e infilai il dito in quel buco allargato e gocciolante liquido lubrificante. Il dito entrò –ovviamente- senza fatica alcuna, e poi cercai di guidare nuovamente il fallo di gomma dentro di me.
Con fatica e solo al terzo tentativo, la cappella si accomodò all’interno, seguita dalla ventina abbondante di centimetri di polimeri plastici, mentre il mio dito indice allargava ancora di più l’anello dell’ano.
Di sicuro, però, al posto di quelle falangi non ci sarebbe stato un secondo pene. Per le dimensioni, innanzitutto, ma anche per la difficoltà di creare lo spazio per inserire una seconda punta, dal momento che un dildo non “cede” così facilmente come un pene vero.
Il tarlo però era ormai entrato nel mio cervello. E un giorno, mentre gironzolavo su un sito di acquisti online, la lampadina si accese.
La soluzione era lì. Davanti a me.
Un piccolo fallo gonfiabile, di plastica nera.
Un attimo dopo inviavo l’ordine e rimanevo in attesa del pacchetto, che arrivò dopo qualche giorno. Ora dovevo solo aspettare l’occasione, che si presentò puntuale un paio di giorno dopo.
Mi preparai con attenzione, come se avessi dovuto ricevere uno o due amanti reali. Mi feci un piccolo lavaggio interno, mi massaggiai lo sfintere con la crema Nivea, e mi abbigliai con autoreggenti, babydoll e caffetano neri, il tutto sormontato dalla parrucca rossa.
Presi il mio primo fallo, quello che aveva le dimensioni del pene di un ragazzino, e insieme a lui il nuovo arrivato. Li succhiai come se fossero stati veri, leccando i prepuzi, le aste, ingoiandoli fino all’elsa senza fatica, dal momento che ero abituata a ben altri calibri e lunghezze, e poi, anche se non ve ne era il bisogno, spalmai del lubrificante sul primo dildo, che poi scivolò agilmente nel mio retto, mentre continuavo a succhiare l’altro. Quando poi i muscoli si erano adattati al vai e vieni, diedi un’ulteriore pompata al mio nuovo amante e lo infilai nel buco che nel frattempo avevo liberato dal precedente fallo.
Anche questo entrò senza particolare fatica, poi una volta avutolo dentro, diedi ancora un paio di pompate sentendolo crescere e aumentare di diametro.
Lo feci andare avanti e indietro qualche volta, sentendo che l’anello rettale non faceva obiezioni al ricevere il nuovo visitatore, che ormai aveva raggiunto un diametro simile a quello dei falli con cui ora gioco abitualmente; era l’ora di vedere se avrei potuto osare di più.
Premendo la valvola, sgonfiai un po’ il fallo, pur mantenendolo sempre dentro di me. Ora, diminuendo la pressione dell’aria, il cilindro aveva un diametro ma anche una durezza minore, e risultava pertanto un po’ cedevole.
Presi l’altro dildo, quello da “ragazzino”, e, aggiunto ancora un po’ di lubrificante, provai.
La punta premeva sulla parete dell’altro fallo, e lo schiacciava rendendo così accessibile un piccolissimo spiraglio tra quello e l’anello dello sfintere; Iniziai a spingere e…
…un attimo di dolore, forse dovuto più alla tensione che non mi lasciava rilassare i muscoli, che non alla grandezza del secondo fallo, e ce l’avevo dentro!
Sentivo distintamente tra le dita la forma a 8 dei due peni di gomma dentro di me, e lo sfintere anale dilatato per accoglierli. Avevo due cazzi dentro di me! Certo, due cazzi piccoli, che insieme superavano di poco la grandezza del mio fallo più grande, ma poco importava.
Operai di nuovo sulla pompetta per gonfiare nuovamente il fallo dentro di me, sentendo distintamente lo sforzo sulle pareti anali, che si dilatavano ulteriormente, e poi presi a muovere dentro di me l’altro fallo, quello rigido.
Ero inculata, sfondata da due ragazzini, li sentivo muovere dentro e fuori dal mio culo, mentre gemevo il mio piacere. E ne volevo di più, ancora di più, sempre di più.
Essere sfondata senza alcun ritegno… provai ad estrarre il fallo piccolo e, mantenendo dentro di me il fallo gonfiabile che cercava di scivolare fuori dalle mie terga, lo sgonfiai leggermente.
Presi dalla scatola un altro pene artificiale, di dimensioni “adulte” e lo cosparsi di gel, dopodiché provai nuovamente la doppia inserzione.
Il dolore conseguente all’ingresso della sola cappella, strizzata dal muscolo anale insieme all’altro fallo di gomma, ancorché sgonfio, mi fece rinunciare. Mi limitai a estrarre il fallo gonfiabile e a penetrarmi furiosamente fino all’orgasmo dal dildo più grande, che entrava e usciva agevolmente dal mio buco, dal quale fuoriuscivano lubrificante e umori anali.
Mi sentivo comunque appagata… ero riuscita a prendere insieme i due falli piccoli, e… chi lo sa? Magari avrei potuto provarci davvero con due veri…

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